La situazione di isolamento forzato che le famiglie stanno vivendo mette a dura prova diversi aspetti della vita di ognuno di noi, fra questi anche la dimensione comunicativa è messa sotto stress. Spazi ridotti e da condividere, molto tempo da passare insieme, ansie e nervosismo crescenti, proporzionali alla situazione esterna, insomma tutte situazioni che non aiutano la comunicazione. Comunicare per stare meglio e avere famiglie felici è possibile e necessario! QUI puoi ascoltare la diretta radiofonica di Fattore M del 7 aprile, in cui ne parlo.
Il nostro modo di comunicare abituale è molto lontano da quello ideale della comunicazione efficace e positiva. Con questa espressione intendo un dialogo sincero, disponibile, aperto all’ascolto, in cui ogni soggetto è interessato alla comprensione reciproca e alla risoluzione del conflitto o della situazione in modo da uscirne tutti vincenti; una comunicazione che rispetti il punto di vista di tutti, prenda in considerazione le varie istanze e cerchi alternative che tutti possano ritenere soddisfacenti.
Ecco le 10 buone abitudini comunicative per la famiglia: se allenate in questo periodo potrebbero diventare salvavita (o salva famiglie)!
1. Conta fino a 100 prima di parlare
In questa frase, per me, è racchiusa la saggezza dei nostri nonni. A me lo ripetevano spesso e, sebbene al momento mi apparisse come una privazione della mia libertà di parola, col tempo ho compreso il senso e l’importanza di questo saggio consiglio.
Nello stato di calma, serenità ed equilibrio siamo in grado di ponderare le nostre parole e di comunicare in modo chiaro e rispettoso. Quando questo stato è alterato, quando le emozioni prendono il sopravvento, quando siamo nervosi, preoccupati, in ansia, stanchi, frustrati, arrabbiati, le nostre parole non vengono più pesate e ragionate, ma escono dalla bocca con tale velocità, come spinte dalla forza dello tsunami emotivo che ci sta travolgendo internamente.
Ecco perché è utile fermarsi a contare prima di parlare: rimettiamo in moto la parte razionale del nostro cervello, andando così a togliere energia ed attenzione alla tempesta emotiva. Contare è un’azione mentale semplice e ripetitiva che non richiede grande sforzo o concentrazione: il cervello è in grado di farlo anche in questi momenti. Prendere questo tempo e distogliere l’attenzione dalla tempesta emotiva ci permette di lasciare andare le emozioni, non trattenerle che fa sempre male, lasciarle andare come se fossero onde sulla spiaggia, e ripensare a ciò che stavamo per dire in modo più consapevole, valutando i possibili risvolti della nostra comunicazione.
2. Ripensaci: ne vale davvero la pena?
A questo punto ti chiedo un ulteriore sforzo. Ma tranquillo/a, questa è la parte più difficile, perché se riesci a domare le emozioni e a rispettare queste due buone abitudini, le altre verranno quasi da sé. Ti chiedo lo sforzo di ripensare ancora una volta a ciò che stai per dire e di chiederti se ne vale veramente la pena.
Poniti domande come:
ha senso dirlo in questo momento?
migliorerà la situazione?
che utilità ha per me e per il resto della famiglia?
Se la risposta ad una di queste domande è NO, continua a elaborare il tuo pensiero, non parlare, scava a fondo di ciò che stavi per dire e scopri il perché.
Se la risposta è SÌ a tutte le domande, vale la pena dirlo e quindi ti consiglio di procedere nella lettura per scoprire come è meglio dirlo.
3. Controlla la voce (tono, volume, ritmo)
L’uso della voce è determinante nell’interpretazione del messaggio da parte del tuo interlocutore. Il tono, il volume ed il ritmo che usi daranno molte informazioni al resto della famiglia, sul tuo stato d’animo e sulle tue intenzioni. Evita atteggiamenti e toni aggressivi, evita di attaccare accusando o evidenziando la mancanza, attieniti ai fatti: cosa è successo ora, in questo momento, che ti ha dato fastidio o ti ha colpito; evita parole come “sempre” e “mai”, sono degli assoluti, sono dei falsi comunicativi, e danno la netta sensazione di un vero e proprio attacco alla persona.
Non esiste un “sempre” e “mai”, esistono percezioni diverse della quantità di volte in cui una azione viene ripetuta o meno. Estremizzare con gli assoluti non è di aiuto a nessuno, peggiorare la situazione ed accende i conflitti.
Mantieni un tono pacato, un volume adeguato al contesto, ascolta il ritmo delle tue parole; quando il livello di questi tre elementi è elevato (tono acuto, volume alto, ritmo veloce), trasmetti agli altri sensazioni di allarme, urgenza, agitazione, comunichi il tuo stato d’animo agitato, nervoso, arrabbiato. Per una comunicazione efficace hai bisogno di trasmettere calma e chiarezza dei tuoi pensieri e delle tue emozioni: abbassa i livelli, punta all’efficacia.
4. Fai Domande
Un semplice trucco che ci consente di evitare di attaccare, aggredire verbalmente, e di fare poca fatica, è usare le domande: chiedere significa mettere da parte la verità assoluta che sei convinto di sapere, per cercare di capire la posizione dell’altro.
Ecco alcuni esempi di domande aperte che possono esserti utili:
Perché hai fatto questa cosa? Perché non l’hai fatta?
Quale è il motivo per cui mi rispondi cosi?
Possiamo capire insieme cosa fare per cambiare la direzione?
Fare domande è dimostrazione di apertura e di collaborazione, è un atteggiamento alternativo all’imposizione, al dare regole, all’obbligare, al pretendere. Viene accolto da tutti con molta più facilità, perché è una conferma dell’autonomia personale e del valore di ognuno anziché sminuire e rendere invisibili.
Poni attenzione al modo in cui fai le domande (rileggi la buona abitudine precedente): usa il giusto ritmo affinché l’altro sia a suo agio e non abbia la sensazione di essere sotto inquisizione.
5. Dimostrati interessato
Ovvero sii sinceramente curioso di avventurarti nel mondo del tuo interlocutore. Il tuo obiettivo è comunicare per stare meglio e avere famiglie più felici!
E’ proprio vero che in famiglia ci conosciamo bene? Sei certo di sapere come la pensa il tuo/la tua partner su un dato argomento? E i tuoi figli? Conosci la loro opinione a riguardo?
Troppo spesso diamo per scontato di sapere le opinioni altrui, quando invece quello che c’è nella nostra mente è la nostra percezione, immagine, creazione, di ciò che l’altro pensa. Ma glielo abbiamo mai chiesto? E lo abbiamo fatto recentemente? Le nostre idee cambiano nel tempo, noi stessi cambiamo, i figli crescono maturano e modificano le proprie opinioni. Evita di fossilizzarti su preconcetti o idee vecchie. Chiedi. E ti saranno aperte le porte della conoscenza.
Sii curioso di conoscere chi è vicino a te.
6. Ascolta
Poniti in posizione mentale di apertura, di ascolto. Sai di non sapere cosa ti verrà risposto, non fidarti della tua mente che prevede come andrà a finire. Lei si basa sulle esperienze passate, non può far altro d’altronde. Ma quello che sta accadendo nel momento presente, lo decidi adesso, lo puoi cambiare, non è per forza la ripetizione di situazioni già vissute. Quando nella tua mente appaiono frasi del tipo: “come al solito’, “siamo alle solite, “ci risiamo’, “è sempre cosÌ” stai estraendo dai cassetti della memoria esperienza passate sulle quali basi la tua conoscenza della vita, e con queste stai creando il presente. Se non vuoi più che quelle esperienze si ripetano nella tua vita, hai la possibilità di cambiare. Puoi cambiare queste parole e decidere di usarne altre. Puoi metterti in ascolto e cercare di capire quali sono le motivazioni che stanno dietro ad un atteggiamento, una risposta, un litigio. Dare per scontato è un atteggiamento molto comune nelle dinamiche comunicative familiari, purtroppo è tanto comune quanto distruttivo. Ricorda, ogni volta che pensi di sapere cosa succederà, cosa ti risponderà, come andrà a finire, stai dando per scontata la ripetizione di esperienze passate. Quello che dici e fai oggi può cambiare la tua esperienza attuale, non è obbligatorio che si ripeta il passato.
7. Cerca soluzioni
La situazione che stiamo vivendo è nuova per tutti: non c’è qualcuno che sa come fare; abbiamo bisogno di confrontarci e di trovare soluzioni insieme. Con la nuova situazione familiare è molto probabile che siano emersi bisogni nuovi, esigenze, aspettative, punti di vista di cui neanche ci rendiamo conto. Parlarne è fondamentale, e se in famiglia non siete abituati a farlo, oggi lo è ancora di più. Cogli l’occasione, è irripetibile!
Parla con i tuoi familiari, in una sorta di riunione di famiglia, facendo insieme a loro questo ragionamento: abbiamo vissuto per quasi un mese a stretto contatto, 24 ore su 24. Cosa pensi? Come ti senti? Quali bisogni hai?
Nel caso in cui un membro della famiglia non volesse rispondere, immagino potrebbe succedere con un figlio non abituato ad un dialogo di questo tipo, non insistere, ma chiedigli di partecipare comunque a questi momenti. Anche ascoltare gli altri è importante, prima o poi si sentirà sicuro e libero di esporre la propria idea. Questo non è uno spazio di giudizio, ma è un momento di ascolto: ognuno dirà le proprie idee in modo rispettoso di tutti e al contempo riceverà rispetto. Gli adulti si assumano questa responsabilità: è una situazione nuova, non abbiamo modalità predefinite con cui affrontarla, i soliti modi non sono efficaci nel nuovo contesto. Assumiamoci la responsabilità di ascoltare tutti gli interessati e troviamo insieme soluzioni alternative e originali. Ti stupirà l’abbondanza di possibilità. E se hai dubbi rispetto a questo ti invito a leggere qui!
8. Abbassa il volume
A questo punto del percorso, avendo praticato le buone abitudini precedenti, dovresti già aver raggiunto questa, dovrebbe cioè essere scattato qualcosa di automatico e inconscio che ti ha portato ad abbassare il volume della voce senza nemmeno rendertene conto. Se non fosse così, esercitati ad abbassarlo, un volume alto non spingerà i tuoi familiari ad un maggior ascolto, anzi chiuderà la loro orecchie e farà salire l’indisposizione. Fai in modo di avere la loro attenzione e poi parla a volume basso, otterrai certamente più ascolto e comprensione.
Sulle ultime due buone abitudini vorrei fare un inciso: sono estreme, ti sembreranno drastiche e impossibili, ma qui si gioca il cambio di passo, ciò che davvero segnerà il confine tra il prima e il dopo (come comunicavi prima dell’isolamento, come comunicherai dopo)
Quindi, se ti sembrano assurde, considerale come il superpotere con cui riuscirai a superare qualunque empasse comunicativa.
9. Sospendi il giudizio
Difficile da realizzare, soprattutto se siamo abituati a vivere in un ambiente molto giudicante. Molto spesso siamo stati noi stessi i primi ad essere giudicati e nel tempo abbiamo imparato a farlo così bene da non renderci nemmeno conto di quando lo facciamo; giudichiamo tutto e tutti, a partire da noi stessi, fino ad arrivare al capo del governo.
Nei momenti di dialogo familiare è bene evitare i giudizi, ognuno ha bisogno di sentirsi libero di esprimere le sue idee, il suo pensiero, ed è giusto che sia così. I giudizi mettono a tacere la creatività, inibiscono la produzione di idee e soluzioni, non permettono di esprimere il potenziale personale. I giudizi servono a chi li enuncia per sentirsi migliore: ognuno di voi giudica l’altro in base a criteri personali, e per questo sindacabili, rispetto ai quali lo stesso giudicante si sente superiore e perciò nella condizione di giudicare. Abbiamo la cattiva abitudine di ergerci a giudici, ma la famiglia non è fatta di giudici, è fatta di membri, a pari dignità e grado, con responsabilità e compiti ben definiti che hanno lo scopo di far funzionare al meglio l’organizzazione familiare per il bene di tutti.
10. Vietato vietare
Le regole della casa e della famiglia si condividono, si concordano se necessario, in base ai valori su cui quella famiglia è creata. Una volta condivise, si possono ridiscutere, ma non trasgredire: servono per il bene comune. Molto spesso il problema è che non sono chiare le regole e non sono espliciti i valori: si danno per scontati, in tal caso torna a leggere la buona abitudine numero 6, per favore.
Se tutti i membri della famiglia hanno chiari valori e regole, non sono necessari i divieti, e mai è opportuno vietare l’espressività nella comunicazione. Ricorda che ogni espressione verbale ci dice molto della persona che la sta usando, più dai divieti e meno opportunità avrai di conoscere chi ti è di fronte. E se hai dubbi su questo, ti chiedo di rileggere la buona abitudine numero 5.
Abbiamo bisogno di ascolto, non di divieti.